In caso di morte del bambino nel ventre materno a causa di errore medico, per i nonni mancati sorgere il diritto al risarcimento per la perdita della chance di diventare nonni, vedendo i medesimi frustrati la propria aspettativa.
È quanto recentemente affermato dal Tribunale di Bolzano riguardo al caso di una bambina deceduta prima della nascita, durante il parto. I “potenziali” nonni agivano in giudizio contro la struttura sanitaria.
LA DECISIONE: il Tribunale ha accolto la richiesta risarcitoria di questi nonni, dopo aver valutato l’esito della Consulenza Tecnica d’ Ufficio.
Il C.T.U. infatti aveva accertato che la bimba era deceduta durante il travaglio a causa di sofferenza ipossica acuta endouterina, dovuta al comportamento colposo dei sanitari che, rilevata la sofferenza fetale, avrebbero dovuto intervenire tempestivamente con un taglio cesareo.
Si legge nella sentenza che la morte del feto è stata provocata dalla mancata esecuzione “delle procedure corrette e conformi alle leges artis finalizzate alla tutela del benessere fetale… una più accurata sorveglianza del benessere fetale avrebbe consentito di individuare l’insorgenza della sofferenza ipossica con possibilità sia della rimozione della causa che la determinava (per esempio eventuale tachisistolia) sia della sottrazione del feto dall’ambiente intrauterino diventato ostile (mediante taglio cesareo).”
Affermata la responsabilità professionale dei medici, il giudice ha riconosciuto ai nonni il risarcimento della perdita di chance, trattandosi di danno “potenziale”, considerato che nel caso di specie, non essendo il bimbo nato, non si è verificato danno da perdita parentale.
I nonni “hanno visto totalmente frustrata la loro aspettativa a poter diventare nonni ed a veder nascere e crescere un legame parentale ed affettivo con quella che sarebbe dovuta essere la loro nipote.”