Linee guida fornite dalla Corte di Cassazione: se nel corso di un giudizio per l’accertamento della responsabilità professionale sanitaria, vengano redatte perizie medico-legali con risultanze contrastanti in merito alla sussistenza o meno del nesso di causalità tra il danno al paziente e la condotta del medico, il giudice deve perseguire la CERTEZZA PROCESSUALE, che passa attraverso una serie di valutazioni:
- Valutare l’affidabilità e l’integrità di intenzioni degli esperti che, nella relazione, devono
“delineare gli scenari degli studi e fornire adeguati elementi di giudizio“.
- Valutare le risposte degli esperti ai singoli quesiti e se la soluzione data sia attendibile e concretamente idonea a sorreggere le argomentazioni di prova, se sia, con le parole della Corte, “costituita da una metateoria frutto di una ponderata valutazione delle differenti rappresentazioni scientifiche del problema“.
È quanto affermato dalla Suprema Corte con la sentenza n. 7667/2019.
IL CASO: un uomo si recava in Ospedale in preda a forti dolori addominali e decedeva. I suoi familiari, pertanto, avviavano un procedimento per accertare la responsabilità di medici.
Nel merito, dopo aver sentito diversi periti, il giudice concludeva che non vi era responsabilità dei sanitari, nel caso di specie.
La Corte di Cassazione respingeva il ricorso dei familiari del defunto, affermando che, correttamente, il giudice del merito aveva valutato le risultanze peritali ed escluso la responsabilità professionale sanitaria, procedendo alle corrette valutazioni.